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Cosa significa Namasté

In occasione del Divali 2022 ho avuto l’opportunità di praticare con lo Yogananda Ashram – Centro di Yoga in Roma dell’Unione Induista Italiana (www.induyoga.org)  – e di essere omaggiata della rivista Dipavali dell’Unione Induista ItalianaSanatana Dharma Samgha (www.induismo.it), in cui ho trovato un articolo molto ben scritto sul significato della parola “Namastè”. Non potrei esprimerlo in modo migliore, pertanto riporto di seguito un mio libero estratto.

Namasté è una parola sanscrita che significa “inchino a te” o “omaggio a te” in quanto “namas” significa “inchino”, ma […] il suo significato va ben oltre.

La gestualità è semplice, consta nell’unire i palmi delle due mani all’altezza del cuore, accompagnata da un inchino del capo. Namasté riconosce la fondamentale unità dell’uno con l’altro.

Nella sua semplicità, è un grandioso atto di consapevolezza dell’unione. Ci permette di mantenere l’equilibrio della vita in cui salute, armonia, pace e felicità sono presenti. Shakti (energia) e Shiva (coscienza) sono […] inseparabili […] perché in realtà sono Uno.

Namasté è un gesto di umiltà: “io riconosco Dio in te”. Se ogni relazione umana iniziasse con questo sentimento, come potrebbe esserci spazio per malvagità, ipocrisia e “furbizie” nei rapporti tra esseri umani?

Namasté riconosce che lo scopo ultimo della vita è essenzialmente l’evoluzione e il progresso spirituale, e che alla fine ognuno dovrà lasciare anche le cose più care per ricongiungersi all’essenza divina più intima. In esso soggiace l’umiltà, l’accettazione che non sappiamo quando questa chiamata avverrà e che non possiamo esercitare da parte nostra nessun controllo su di essa, se non abbandonandoci alla volontà di Dio, e che ogni pretesa di conquista spirituale denota semplicemente una mancanza di umiltà, che è il vero segno di una spiritualità autentica. Tali concetti ed idee evolutive sono contenuti in un così semplice gesto.

Congiungere i palmi delle mani all’altezza del cuore è un atto che simboleggia aspetti basilari dell’esistenza come la verità che il nostro corpo è differente dal Sé, nonostante un corpo in piena salute sia un prerequisito per una buona espressione del Sé interiore. I due aspetti, corpo e spirito, rappresentati dalla mano destra e la mano sinistra, sono armoniosamente uniti insieme, nella contemplazione della divinità in una fusione completa e senza limiti. Naturalmente non vi può essere né armonia, né pace, né felicità, né prosperità nell’uomo che dimentica di armonizzare, in se stesso, questi due aspetti della vita. L’armonia, che è essenziale per un’esistenza felice, dipende dalla capacità di unire, in se stessi, corpo e mente, energia e coscienza. Questo è il vero scopo delle discipline spirituali, soprattutto della via tantrica, ed è il perfezionamento dello yoga.

Quando le mani sono unite in namasté, si perde la propria identità e una terza forma di unità, simboleggiata dalle mani congiunte, di materia e spirito, trasforma il nostro essere.

Nel congiungere le mani, noi uniamo le cinque dita della mano sinistra esattamente con quelle della mano destra. Le cinque dita della mano sinistra rappresentano i cinque organi di azione detti karmendriya: parola (vac), mano (pani), gambe (pada), ano (payu), l’organo generativo (upastha), senza i quali nessuno al mondo può fare nulla. Naturalmente se le nostre azioni sono automatiche, senza nessun pensiero che le sostenga, non possono essere di alcuna utilità, è necessario eseguire atti con la consapevolezza e coscienza delle loro conseguenze; compiendo così azioni utili, evitando quelle inutili, condizione indispensabile per rendere la vita armoniosa e felice. Secondo questo principio, vengono uniti i cinque karmendriya con i cinque jnanendriya per produrre azioni coscienti ed efficaci.

Le cinque dita della mano destra rappresentano i cinque jnanendriya con le loro rispettive funzioni:

occhi (chaksu) – forma (rupa); naso (nasika) – odore (gandha); orecchio (karna) – suono (shabda), lingua (jivha) – gusto (rasana); pelle (tvak) – tatto (sparsha).

Quando gli jnanendriya controllano i karmendriya, siamo guidati dalla consapevolezza dell’unità, superfluo dire che è la base per una vita migliore e utile. Cominciamo così a pensare che quell’Uno, che è sorgente di ogni cosa, è in noi ed in ogni essere dell’universo.

La scoperta dei segreti dell’universo, formato dai cinque elementi (pancamahabhuta): terra – prthivi, acqua – apas, fuoco – tejas, aria – vayu, etere – akasha (rappresentati anch’essi dalle cinque dita della mano sinistra) che, nelle loro innumerevoli combinazioni, forgiano ogni aspetto di questo mondo fenomenico […], viene svelata dal namasté.

Namasté è uno stato di assoluta innocenza: nessuno che lo stia praticando può compiere azioni malvagie o violente, è una gestualità che produce uno stato naturale di innocuità, di nonviolenza, nel quale nessun essere vivente o cosa o animale potrebbe venire danneggiato. Produce uno stato d’abbandono al Divino.

Nel Tantra, namasté, o namaskara mudra, è usato per concentrare i flussi del prana vayu nelle zone dove la mudra è applicata, convogliando, attraverso le nadi terminanti nelle dita e nei palmi delle mani, i flussi del prana vayu che fluiscono dal kanda alla base della colonna vertebrale sino alle aree dove la mudra è mantenuta. Lo scopo principale delle pratiche tantriche è il risveglio di quell’enorme potenziale di coscienza dinamica chiamata kundalini shakti, vista come una forza ascendente d’illuminante consapevolezza, che elargisce conoscenza ed esperienza aprendoci ai più alti piani di coscienza.

Il corpo è una combinazione di elementi chimici; tutte le forme sono una combinazione dei pancabhuta, gli elementi grossolani della manifestazione.

I chakra […] sono dimensioni essenzialmente psichiche, […] che hanno anche effetti di risonanza sul nostro sistema nervoso e ghiandolare. Il cuore spirituale nello yoga è riconosciuto come hrit chakra o anahata chakra collocato simbolicamente al centro del torace. Esso ,dominato dall’elemento aria (vayu), è la sede dei sentimenti che ci aiutano a espandere emozionalmente e intellettualmente nel pensiero, nella parola e nell’azione. Namasté ci fa ricordare […] l’importanza del centro spirituale del cuore e quindi di comunicare agli altri esseri sentimenti di amicizia, amore, benessere e umiltà. Se l’umiltà è assente […] qualsiasi sia la relazione […] vi sarà sempre frustrazione, tensione e inimicizia.

Namasté sviluppa e rende più consapevoli di qualità come umiltà, purezza, pazienza e accettazione che sono i veri pilastri della nostra dimora spirituale. La purezza […] è essenziale per progredire verso livelli più alti di consapevolezza. […] Il coltivare la purezza conduce la nostra individualità a dissolversi in essa. La pazienza è un’ulteriore virtù che contribuisce allo sviluppo di una vita armonica che ci permette di affinare quella visione equanime della vita, ci aiuta a sviluppare viveka, la capacità di discriminare il giusto dall’ingiusto, l’utile dall’inutile, il vero dal non vero. La pazienza ci difende dai nemici, dall’avidità, dalla gelosia, dall’ira, dalla violenza. Un uomo in preda all’ira non solo offende i suoi amici ed i suoi cari, avvelena anche il suo sangue disturbando il suo equilibrio non solo mentale ed emotivo, ma anche organico, nervoso, ghiandolare esponendosi quindi alle più svariate forme di malattia.

Namasté crea assenza di paura e infonde forza. Come può esserci paura nei nostri cuori quando siamo nell’unità, quando siamo integrati in quell’assoluta armonia dell’Uno senza secondo? Se non vi è un secondo, chi o cosa dobbiamo temere?

Namasté si distingue da tutte le altre forme di saluto, soprattutto da quello occidentale di stringersi la mano, perché permette di trascendere tutte le limitazioni fisiche e mentali che vengono imposte a se stessi. Nello stringersi la mano, due persone devono essere coinvolte fisicamente per partecipare e quindi gratificarsi nel saluto. Questo impone delle limitazioni, diventa pressoché impossibile esprimere un saluto collettivo come a una folla. Nel namasté, invece, una persona può salutare migliaia di persone contemporaneamente e nello stesso modo avere una risposta, con lo stesso gesto, altrettanto significativa e devota.

Questa pratica spirituale ci permette di ottenere la conoscenza dell’unità nella diversità, e questo ci rende umili e sinceri. L’umiltà non si trova nelle persone arroganti. Con la pratica del namasté sono gradualmente sviluppate sincerità, umiltà e onestà. La maggior parte dei problemi e delle miserie dell’uomo (al giorno d’oggi, ma potremmo anche dire di sempre) possono essere attribuiti alla lontananza di questi valori dal vivere quotidiano. La perdita delle virtù e dei principi determina violenza, avidità, ambiguità, falsità ecc; le virtù inerenti al namasté ci aiutano  a distruggere tutte le forze negative e a sviluppare idee nobili, generando nel nostro cuore il sentimento che si sta incontrando Dio nell’altra persona. Namasté nei vari linguaggi, in India, è detto anche “namaskara” (altro termine sanscrito composto da namas “inchino” e kara “esecuzione”).

“Il desiderio dell’unità nasce nella mente degli uomini saggi per la grazia di Dio che è un antidoto per tutte le paura.” (Avadhuta Gita I.1)

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